UZBEKISTAN

Dopo l’ultimo viaggio importante effettuato nel gennaio 2020, un mese prima dello scoppio della pandemia, in Cile guidando lungo la Carretera Austral, siamo finalmente ripartiti per un viaggio ‘serio’. In Uzbekistan, paese ricco di storia, crocevia di culture e lingue, luogo di guerra e distruzioni devastanti, epicentro della mitica Via della Seta. La Repubblica dell’Uzbekistan è uno dei 5 paesi dell’Asia centrale che – insieme a Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Tagikistan – facevano parte dell’Unione Sovietica. L’Uzbekistan confina con tutti questi paesi e a sud anche con l’Afghanistan. È sito nel cuore dell’Asia centrale tra steppe, deserti e montagne, all’incrocio delle grandi vie di comunicazione e del commercio tra occidente e oriente. L’area venne negli anni dominata da Ciro il Grande, dall’impero macedone di Alessandro Magno, conquistata dalle orde mongole di Gengis Khan e dalla dinastia timuride di Tamerlano (Amir Timur), nato a sud di Samarcanda, per poi passare dalla metà del XIX secolo sotto il dominio russo e sovietico. Posta al crocevia dell’antica Via della Seta, che collegava Xian in Cina al Medio Oriente e a Mediterraneo, l’Asia centrale è stata nei secoli attraversata da mercanti, artisti, scienziati, matematici, astronomi e intellettuali che ne fecero una regione culturalmente molto ricca.

Un crogiolo quindi di culture, di caratteristiche somatiche e in parte di lingue. L’uzbeko deriva dal turco, con una somiglianza intorno al 70%. La lingua del Tagikistan, il tagico, è invece come il farsi, la lingua iraniana.

L’Uzbekistan è uno stato indipendente dall’agosto 1991. È il più popoloso dei 5 stati dell’ex Unione Sovietica con circa 34 milioni di abitanti, soprattutto nell’est del paese. Ricco di risorse naturali: oro, zinco, rame, uranio, gas, ecc. È tra i primi produttori del mondo di cotone. L’operazione intesa a potenziare la coltivazione del cotone ha portato alla desertificazione di gran parte dell’Uzbekistan e alla terribile perdita del Mare di Aral (ci ritorneremo in un’altra NEWS).

After the last important trip made in January 2020, a month before the outbreak of the pandemic, in Chile driving along the Carretera Austral, we finally set off again on a ‘serious’ trip. In Uzbekistan, a country rich in history, a crossroad of cultures and languages, a place of war and devastating destructions, the epicenter of the legendary Silk Road. The Republic of Uzbekistan is one of the 5 Central Asian countries which – together with Kazakhstan, Kyrgyzstan, Turkmenistan, Tajikistan – were part of the Soviet Union. Uzbekistan borders all these countries and also borders Afghanistan to the south. It is located in the heart of Central Asia between steppes, deserts and mountains, at the crossroad of major communication and trade routes between West and East. Over the years, the area was dominated by Cyrus the Great, by the Macedonian empire of Alexander the Great, conquered by the Mongol hordes of Genghis Khan and by the Timurid dynasty of Tamerlane (Amir Timur), born south of Samarkand, to then pass from the middle of the 19th century under Russian and Soviet rule. Located at the crossroad of the ancient Silk Road, which connected Xian in China to the Middle East and the Mediterranean, over the centuries Central Asia has been crossed by merchants, artists, scientists, mathematicians, astronomers and intellectuals who made it a culturally very rich region.

A melting pot therefore of cultures, of somatic characteristics and partly of languages. Uzbek comes from Turkish, with a similarity around 70%. The language of Tajikistan, Tajik, is instead like Farsi, the Iranian language.

Uzbekistan has been an independent state since August 1991. It is the most populous of the 5 states of the former Soviet Union with about 34 million inhabitants, mainly in the east of the country. Rich in natural resources: gold, zinc, copper, uranium, gas, etc. It is among the top cotton producers in the world. The operation aimed at enhancing the cultivation of cotton has led to the desertification of a large part of Uzbekistan and the terrible loss of the Aral Sea (we will come back to it in another NEWS).

Luego del último viaje importante realizado en enero de 2020, un mes antes del estallido de la pandemia, en Chile conduciendo por la Carretera Austral, finalmente nos reembarcamos en un viaje ‘serio’. En Uzbekistán, un país rico en historia, cruce de culturas y lenguas, lugar de guerra y destrucción devastadora, epicentro de la legendaria Ruta de la Seda. La República de Uzbekistán es uno de los 5 países de Asia Central que, junto con Kazajstán, Kirguistán, Turkmenistán y Tayikistán, formaban parte de la Unión Soviética. Uzbekistán limita con todos estos países y también limita con Afganistán al sur. Se encuentra en el corazón de Asia Central entre estepas, desiertos y montañas, en el cruce de las principales rutas de comunicación y comercio entre Oriente y Occidente. A lo largo de los años, la zona fue dominada por Ciro el Grande, por el imperio macedonio de Alejandro Magno, conquistado por las hordas mongolas de Genghis Khan y por la dinastía timúrida de Tamerlán (Amir Timur), nacida al sur de Samarcanda, para luego pasar desde mediados del siglo XIX bajo el dominio ruso y soviético. Situada en el cruce de la antigua Ruta de la Seda, que conectaba Xian en China con Oriente Medio y el Mediterráneo, a lo largo de los siglos Asia Central ha sido atravesada por comerciantes, artistas, científicos, matemáticos, astrónomos e intelectuales que la convirtieron en un lugar culturalmente muy rico. región

En fin, un crisol de culturas, de características somáticas y en parte de lenguas. El uzbeko proviene del turco, con una similitud en torno al 70%. El idioma de Tayikistán, el tayiko, es en cambio como el farsi, el idioma iraní.

Uzbekistán es un estado independiente desde agosto de 1991. Es el más poblado de los 5 estados de la antigua Unión Soviética con unos 34 millones de habitantes, principalmente en el este del país. Rica en recursos naturales: oro, zinc, cobre, uranio, gas, etc. Es uno de los principales productores de algodón del mundo. La operación destinada a potenciar el cultivo del algodón ha provocado la desertificación de gran parte de Uzbekistán y la terrible pérdida del mar de Aral (volveremos a ello en otra NEWS).

Visitando l’Uzbekistan, vedendo il territorio in gran parte desertico e le città di Samarcanda, Bukhara e Khiva si comprende il ruolo e l’importanza che queste città hanno avuto per le carovane che percorrevano la Via della Seta (così chiamata per la prima volta del 1877 dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen), la rotta commerciale più importante della storia, crocevia dello scambio di merci, religioni e cultura tra Asia ed Europa. Le città erano essenziali per le sosta (caravanserraglio), per lo scambio di denaro e merci (bazar), luoghi che si vedono ancor oggi. Gli altissimi minareti servivano anche per essere visti da molto lontano dalle carovane, rappresentando quindi un importante punto di riferimento. Anche i romani vennero in contatto con la Via della Seta fin dal I secolo AC, e Roma era una delle destinazioni principali della seta che partiva dalla Cina, dove la lavorazione data forse fin dal 6000 AC. L’Uzbekistan è un importante produttore di seta. Attraverso la Via della Seta gli artigiani uzbeki poterono imparare l’arte della lavorazione della seta attraverso i maestri cinesi. Inizialmente a Bukhara e poi soprattutto nella Valle di Fargana non lontana dalla Capitale Tashkent.

Anche la ceramica ha avuto nei secoli uno sviluppo importante in Uzbekistan ed i tradizionali metodi artigianali di produzione della ceramica si sono tramandati fino ai giorni nostri. E va anche ricordato che è stata fatta rivivere non lontano da Samarcanda la produzione millenaria della carta in uno dei pochissimi laboratori di carta fatta a mano in Asia centrale dove si può comprendere un processo produttivo antichissimo. La carta di Samarcanda era rinomata per la sua qualità e sulla sua carta di seta furono scritti molti manoscritti persiani e arabi del IX e X secolo. È verosimile che questa tecnica raffinata sia stata appresa/carpita da prigionieri cinesi intorno al 750.

In questa prima NEWS dedicata all’Uzbekistan troverete immagini che derivano dalle straordinarie città di Samarcanda, Bukhara e Khiva, ma anche dei processi di produzione di seta, ceramica e carta, tutto legato alla mitica Via della Seta.

Visiting Uzbekistan, seeing the largely desert territory and the cities of Samarkand, Bukhara and Khiva, one understands the role and importance that these cities had for the caravans that traveled the Silk Road (so called for the first time in 1877 by the German geographer Ferdinand von Richthofen), the most important trade route in history, a crossroad for the exchange of goods, religions and culture between Asia and Europe. Cities were essential to rest (caravanserais), for the exchange of money and goods (bazaars), places that can still be seen today. The very high minarets were also used to be seen from far away from the caravans, thus representing an important point of reference. The Romans also came into contact with the Silk Road as early as the 1st century BC, and Rome was one of the main destinations for silk leaving China, where processing dates back perhaps as early as 6000 BC. Uzbekistan is a major producer of silk. Through the Silk Road, Uzbek artisans were able to learn the art of silk processing from Chinese masters. Initially in Bukhara and then especially in the Fargana Valley not far from the capital Tashkent.

Over the centuries, ceramics has also had an important development in Uzbekistan and the traditional artisan methods of ceramic production have been handed down to the present days. And it should also be remembered that not far from Samarkand the millennial production of paper has been revived in one of the very few hand-made paper workshops in Central Asia where one can understand an extremely ancient production process. Samarkand paper was renowned for its quality and many Persian and Arabic manuscripts of the 9th and 10th centuries were written on its silk paper. It is likely that this refined technique was learned/captured from Chinese prisoners around 750.

In this first NEWS dedicated to Uzbekistan you will find images that derive from the extraordinary cities of Samarkand, Bukhara and Khiva, but also of the production processes of silk, ceramics and paper, all linked to the legendary Silk Road.

Visitando Uzbekistán, viendo el territorio en gran parte desértico y las ciudades de Samarcanda, Bukhara y Khiva, uno comprende el papel y la importancia que estas ciudades tenían para las caravanas que recorrían la Ruta de la Seda (llamada así por primera vez en 1877 por el geógrafo alemán Ferdinand von Richthofen), la ruta comercial más importante de la historia, cruce de caminos para el intercambio de bienes, religiones y cultura entre Asia y Europa. Las ciudades eran esenciales para las paradas de descanso (caravanserais), para el intercambio de dinero y mercancías (bazares), lugares que todavía se pueden ver hoy. Los altísimos minaretes también servían para ser vistos desde lejos de las caravanas, representando así un importante punto de referencia. Los romanos también entraron en contacto con la Ruta de la Seda en el siglo I a.C., y Roma fue uno de los principales destinos de la seda que salía de China, donde el procesamiento se remonta quizás al año 6000 a.C. Uzbekistán es un importante productor de seda. A través de la Ruta de la Seda, los artesanos uzbekos pudieron aprender el arte del procesamiento de la seda de los maestros chinos. Inicialmente en Bukhara y luego especialmente en el valle de Fargana, no lejos de la capital, Tashkent.

A lo largo de los siglos, la cerámica también ha tenido un desarrollo importante en Uzbekistán y los métodos artesanales tradicionales de producción de cerámica se han transmitido hasta nuestros días. También cabe que recordar que no lejos de Samarcanda se revivió la producción milenaria de papel en uno de los poquísimos talleres de papel artesanal de Asia Central donde se puede entender un proceso de producción antiquísimo. El papel de Samarcanda era famoso por su calidad y en su papel de seda se escribieron muchos manuscritos persas y árabes de los siglos IX y X. Es probable que esta técnica refinada haya sido aprendida/arrebatada de prisioneros chinos alrededor del año 750.

En esta primera NEWS dedicada a Uzbekistán se encuentran imágenes que derivan de las extraordinarias ciudades de Samarcanda, Bukhara y Khiva, pero también de los procesos de producción de la seda, la cerámica y el papel, todos ellos vinculados a la legendaria Ruta de la Seda.